A inizio dicembre 2020 si è conclusa l’esperienza di Talenti per il Fundraising (TpF), il corso di Alta Formazione promosso da Fondazione CRT che nel contesto sfidante della pandemia ha formato a distanza (e per qualche settimana in presenza) 50 fundraiser, tra cui proprio noi due, Giacomo e Liborio. Da compagni di corso ci siamo ritrovati nelle inedite vesti di tutor e tirocinante: Giacomo è infatti vice-presidente e direttore generale di ACMOS, associazione torinese che ha fatto dell’educazione alla cittadinanza, alla legalità e al consumo consapevole la propria mission e in cui Liborio si è tuffato a capofitto dopo TpF. Uno strano gioco di incastri, in virtù del quale ci siamo ritrovati a diventare adulti nel mondo del fundraising.
La campagna “Restituiti, a tuttə.”
Forti della nostra inesperienza, a affiancati da altre due volenterose e ancor più inesperte persone, ci siamo misurati con la nostra prima sfida: una campagna di crowdfunding per Libera Piemonte. ACMOS è infatti soggetto costitutivo del network di Libera, e in occasione del 25esimo compleanno della legge 109/96, attraverso la quale fu normato il riutilizzo a scopi sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata, è stata lanciata una campagna per renderne accessibili tre sul territorio piemontese: Cascina Caccia, Casa delle Rose e la Villa di San Giusto Canavese (riconsegnata alla cittadinanza proprio qualche settimana fa!). Il focus è stato sull’accessibilità poiché non è possibile parlare di restituzione alla cittadinanza se non si è inclusivi, rendendo quindi questi spazi appartenenti alla Repubblica casa di tutte e tutti. Obiettivo 10000 euro, una cifra sufficiente ad intervenire concretamente sui tre beni, nonché una montagna da scalare per due fundraiser in erba come noi. Beh sì, potreste dire che a supporto avevamo l’intera rete di Libera Piemonte, ma qui la vera sfida: attivare una community che non ha mai fatto una campagna di raccolta fondi. Mica facile! (Com’è finita? SPOILER, bene!) La scelta della piattaforma è ricaduta su Starteed, uno strumento altamente personalizzabile e tutto torinese su cui abbiamo caricato i nostri reward (la ricompensa), dal vasetto di miele prodotto in Cascina Caccia al buono per una visita guidata ai beni con annessa merenda sinoira (un goloso piemontesismo su cui fare due chiacchiere, scriveteci!).
Quello a cui avevamo pensato
Da bravi secchioni, abbiamo applicato tutto quello che avevamo imparato sulle nostre scrivanie di casa: tabella dei range, identificazione delle personas, mappatura dei costituenti e analisi attraverso metodo CAI, e infine un bel piano editoriale. Tutto molto bello, come una cornicetta sulla prima pagina del quaderno di geografia; bisognava entrare nel vivo e innescare circoli virtuosi di relazioni, a partire dalla diffusione della campagna tra le reti interne. Ecco perché abbiamo impiegato circa 2054 minuti tra telefonate e videocall per parlare con presidi e coordinamenti di Libera Piemonte e tutte quelle persone che potevano aderire alla nostra causa. E’ proprio vero, il fundraising non è fatto solo di soldi, ma soprattutto di relazioni, a volte anche inaspettate!
Quello a cui non avevamo pensato
- L’ampiezza del target: dovendo realizzare una campagna senza poter contare su un database aggiornato, la definizione del nostro target è avvenuta cammin facendo; un approccio meno scientifico, indubbiamente, ma in grado di riservare piacevoli sorprese, dagli attivistə adolescentə che hanno apprezzato la scelta linguistica della campagna*, ad ex-ministri e donatorə più istituzionali.
*alcune riunioni e chiacchierate con persone attiviste ci hanno permesso di non scadere nell’abilismo, optando per l’utilizzo dello ə (schwa), il simbolo utilizzato per rendere l’italiano una lingua più inclusiva. In questo articolo ci siamo rivolti al lettorə cercando di utilizzare un linguaggio neutro e il più possibile inclusivo, sperando di non aver urtato la sensibilità di persona alcuna.
- User-generated content (ovvero l’espansione dei contenuti generati dagli stessi utenti): la campagna ha entusiasmato così tanto un’amica e attivista di Libera Piemonte da spingerla a creare un video a supporto dell’iniziativa in occasione del suo compleanno, scardinando lo stereotipo dell’abilismo e insistendo sul diritto all’accessibilità per tutte e tutti, anche le mamme incinte, i vecchietti col bastone e tutte le persone in condizioni di fragilità.
- Le persone ringraziano, sul serio: pensavamo fossero solo casi studio, aneddoti positivi che ti racconti per farti coraggio quando alle 5 del pomeriggio non hai ancora ricevuto nemmeno una donazione, ma è vero, i donatorə ringraziano. Fra i tanti, citiamo il caso di un ex-magistrato, che ricevuta l’e-mail di ringraziamento per la sua donazione ci ha risposto con la sua storia e con un grazie pieno di calore. Non abbiamo resistito, e gli abbiamo proposto di realizzare insieme a noi un video per supportare la campagna e offrire la sua testimonianza.
IL NUOVO CHE AVANZA: Twitch e Clubhouse.
Nel corso della campagna ci siamo imbattuti piacevolmente in questi due strumenti digitali, su cui pensiamo sia opportuno spendere qualche parola. Twitch, una piattaforma di gaming e streaming made by Amazon, permette agli iscrittə di assistere a degli eventi in live streaming interagendo con gli organizzatorə. Come ci siamo arrivati? Da una semplice chiacchierata con Ilaria, una vecchia amica dell’università a cui l’inclusività linguistica della campagna è piaciuta molto e che ci ha proposto una diretta sul canale Twitch di una sua amica. Risultato: due ore e mezza di presentazione campagna, chiacchiere sui temi più disparati, aneddoti e backstage divertenti in grado di coinvolgere più di 30 utentə e raccogliere circa 300 euro. Un risultato incoraggiante, grazie al quale ci stiamo interrogando sulla piattaforma e sulle opportunità che può offrire: sappiamo bene di non essere stati i primi a fare una raccolta fondi su Twitch (pensiamo ad esempio a Fedez o alle iniziative per contrastare il Coronavirus), ma possono le piccole e medie organizzazioni atterrare sulla piattaforma e pensare ad azioni di fundraising strutturate?
Se Twitch ci ha fatto riflettere sulle possibilità di donazione a partire da un risultato, Clubhouse ha saputo stimolare molte domande senza un effettivo riscontro nelle donazioni. Può un social network basato unicamente sulla voce e alle cui stanze si può accedere solo su invito utilizzando esclusivamente un device Apple rappresentare uno strumento utile per costruire relazioni e raccogliere fondi? Forse sì, forse no: sta di fatto che abbiamo parlato di crowdfunding con una platea di digital fundraiser interessati all’argomento, confrontandoci su nuovi metodi di donazione per agganciare comunità di utentə e donatorə. Indubbiamente è uno strumento meno inclusivo di Twitch, dove viene data anche ai non iscrittə la possibilità di seguire la diretta; tuttavia, potrebbe essere interessante pensare la costruzione di club come definizione di target a cui proporre specifici contenuti e call to action. Un processo più impegnativo, lungo e costoso. Il gioco varrà la candela?
E allora? Com’è andata?
Alla grande! Dopo 25 giorni, uno per ogni anno trascorso dall’approvazione della legge, abbiamo chiuso la campagna a quota 13603 euro, di cui 10453 da 321 donatorə e 3150 da 21 organizzazioni. Un risultato al di là delle nostre più rosee aspettative, che ben riflette l’aver cannato la tabella dei range (sì, è successo anche questo) e l’affetto della comunità che siamo riusciti a coinvolgere.
I fondi raccolti verranno distribuiti equamente tra i 3 beni, al netto di 1603 euro di spese vive, quali il costo della piattaforma, le commissioni di PayPal, Stripe e Satispay, reward e spedizioni e promozione sui social media.
– Giacomo Molinari e Liborio Sacheli –