Durante il Festival del Fundraising che si è appena concluso, a tutti i partecipanti è stato regalato la terza edizione del libro “Fundraiser per passione. Storie di fundraiser prêt-à-porter”.
Quest’anno tra gli autori ci sono anche io. Non è questa mia presenza che conta, è la varietà degli autori che fa di questo libretto rosso una lettura obbligata per chi si avvicina o sta già dentro al mondo del fundraising.
L’introduzione dice chiaro che troverete: “in questo volume, tredici colleghi e colleghe, amiche e amici che non raccontano solo le proprie storie personali e professionali, ma che assieme al lettore cercano di andare un po’ più a fondo nel cuore e, oserei dire, nell’anima del fundraiser per ricercare e rendere sempre più “palpabile” l’essenza di questa professione in veloce e costante evoluzione”.
Io ti regalo intanto una delle 4 storie verissime che ho raccontato nel mio capitolo.
Se vuoi leggere altre 3 mie storie e tutti i racconti degli altri 12 colleghi, scrivi a segreteria@assif.it oppure presidenza@assif.it. Il volumetto è distribuito gratuitamente.
Intanto, buona lettura con…
Tre cassetti chiusi, pieni di rami secchi
Ancora 20 kilometri in Panda. 20 andare e 20 tornare. Fa 40 kilometri al giorno, quasi ogni giorno. Piove, piove. Lavoro con questa piccolissima associazione, si occupano di tutelare gli incidentati stradali. E io sto correndo in tangenziale, strada da aquaplaning garantito, copertoni lisciati dal tempo. Che ironia, no? Ma amen, bisogna far gavetta.
Arrivo alla minuscola sede della piccolissima associazione. Di fatto: è il piano seminterrato della casa del presidente. Come dire: stile …domestico, ma almeno attrezzato come un ufficio vero. Il computer c’è, l’archivio c’è, un telefono fisso c’è. Tavolo per le riunioni: c’è anche quello. Yeppa! E poi c’è anche lui, sotto il piano della scrivania: l’armadietto dai Tre Cassetti Chiusi a Chiave.
Lavoro lì da un paio di mesi. Posso, chiedendo prima, accedere a tutto quel che serve per lavorare. A tutto ma, comunque, mai ai Tre Cassetti. Cosa custodiranno i Tre Cassetti?
Viste le tante cautele della Volpe Rossa, la direttrice, all’inizio immaginavo la cassa dell’associazione. Ma chi è così fuso da tenere sempre lì i soldi dell’associazione? E infatti soldi non erano. Lì dentro c’era qualcosa di ben più prezioso…
Dentro ai Tre Cassetti c’erano i Rami Secchi. Fuor di metafora: c’erano anni di registri dei soci e i libri di prima nota. Tutto rigorosamente cartaceo: voilà i database dei soci e delle donazioni. Inaccessibili al fundraiser incaricato: logico, no?
Ma cosa c’è di più grave di non poter accedere alla mappa del tesoro di un’associazione? Sentire e vedere la Volpe Rossa che durante una riunione coi familiari degli utenti, sentenzia lapidaria: “Tra i nostri soci ci sono troppi rami secchi. I rami secchi sono zavorra e fanno male all’albero e per questo vanno tagliati. Ci penserò io a tagliarli, con grande piacere…”.
Questa piccola associazione che pur godeva di buona reputazione e dell’affetto riconoscente di soci e donatori per la qualità dei progetti realizzati, quanto a cura delle relazioni (che è una dimensione solo umana) e a gestione del database (che ne è il
riflesso tecnico e tecnologico), marciava a questo passo allucinato, preda dei risentimenti personali della Volpe Rossa e della sua gravissima carenza di formazione e consapevolezza sui principi della filantropia e del fundraising.
Il mio incarico era trovare 10.000€ in 6 mesi, una cifra che se ci penso oggi fa un po’ sorridere. Feci il mio dovere, poi me ne andai. Qualche anno dopo la fine di questa collaborazione, vengo a sapere che la Volpe Rossa è stata scacciata. Ora nel piccolo
ufficio ci sono 2 part-time e 1 tirocinio a seguire, oltre al resto, anche lo sviluppo del fundraising. Per curiosità decido di andare a trovarli. Una chiamata al presidente e sono lì.
Vedo coi miei occhi che i Tre Cassetti aperti. Mi raccontano che hanno tentato con successo di ri-coinvolgere i soci, anche quelli che sembravano perduti. Si stanno sperimentando nel fundraising e in poco tempo ci sono stati vari successi. Con entusiasmo e l’appoggio di soci, familiari e sostenitori stanno lavorando per dare stabilità e metodo a questa bella scoperta. “E’ come se, dedicandoci tempo e attenzione, l’associazione fosse fiorita di nuovo” dice Sara. Per la Volpe Rossa erano rami secchi, per altri germogli da coltivare.
Per vedere bene le cose, a volte servono le lenti giuste. E oltre alle lenti giuste, anche gli occhi buoni.
Se vuoi leggere altre 3 mie storie e tutti i racconti degli altri 12 colleghi, scrivi a segreteria@assif.it oppure presidenza@assif.it. Il volumetto è distribuito gratuitamente.