La settimana scorsa sono stato al Festival del Fundraising, che di fatto e indiscutibilmente è il più grande evento in Italia dedicato esclusivamente alla raccolta fondi (e quando dico “raccolta fondi” – repetita iuvant SEMPRE – intendo raccolta di donazioni, non di altro).
Il Festival del Fundraising 2016, o #ffr16 per me è stato molto bello. Già, per me è molto bello partecipare ogni anno, perché:
- lavoro nel fundraising da un po’ (quest’anno fanno 8 x 365 = 2920 + 2 giorni bisestili = 2922 giorni): sento di essere nel posto giusto
- sento che il lavoro in me si è “incarnato”: colgo bene il senso e la necessità di questo grande festival
- conosco tanta gente che lo frequenta più o meno assiduamente: mi sento tra amici
- le stesse persone le intercetto online o dal vivo durante il resto dell’anno: è il momento clou per fare relazioni
- facendo il relatore, pago meno di quanto paga un partecipante ordinario: ;-p
Detto questo, per me il Festival del Fundraising è tutto buono. Ma mettendomi nei panni di uno che sta pensando di partecipare e deve decidere di investire parecchie centinaia di euro (si, ok, ci son gli sponsor che abbassano tantissimo il prezzo, ma son soldi lo stesso), oppure calandomi nella parte di chi è alla sua prima edizione in assoluto, penserei ancora che il Festival del Fundraising vale quello che costa? Vediamo di rispondere seriamente, esaminando cos’ho trovato quest’anno aggirandomi per l’Hotel Parchi del Garda…
Sessioni, workshop, tavoli, relatori etc
Questa edizione si è caratterizzata per l’essere asciutta: buona quantità di sessioni, ripetute abbastanza volte da non poterle perdere nell’arco delle 3 giornate. Quindi chi dice “Ho perso proprio quella che mi sarebbe piaciuto vedere” probabilmente si è organizzato male (oppure faceva il relatore, come il sottoscritto).
Quest’anno anche il bilanciamento tra esempi di grandi organizzazioni e realtà ben più piccole ha trovato un migliore equilibrio. Ciò non toglie che non guasterebbe affatto trovare altri momenti e spazi (non parlo esclusivamente di relazioni frontali) dedicate alle piccole realtà. Il Forum delle Piccole Organizzazioni è stata una bella trovata dell’anno scorso e quest’anno sembra che sia stato apprezzato ancora. Da capire comunque come potenziare l’offerta per chi vive nella condizione: poco budget + pochi addetti + sviluppo locale. E sono tanti!
Un focus sui “tavoli”: io ho gironzolato senza fermarmi troppo, però bisogna capire come meglio condurre/arginare i partecipanti, perché ben 2 volte tutto è finito in chiacchiere da bar, per poi rientrare. Probabilmente dipende dal trovare qualche regola del gioco che tenga tutti più fermi sul pezzo.
Relatori: chi ho sentito è stato molto molto bravo. Un plauso a Roger Bergonzoli, Lorenzo Ridi e Lega del Filo d’Oro: perché? Perché oltre a esperienze, storie, tecniche etc han tirato fuori i numeri: di investimenti, ritorni, successi ed insuccessi. Questo fa grandi sia il relatore che la sessione. Chi continua a dire le cose a metà, finisce col diventare antipatico e neppure tanto utile.
Voto complessivo: 8+
Plenaria iniziale, Fundraising Award e plenaria finale
Qui bisogna mettere un grande spartiacque tra una plenaria finale favolosa e una plenaria iniziale… curiosa.
La plenaria iniziale per me si riassume in “Abigail Disney: mia zia improvvisando avrebbe fatto meglio”. Un po’ mi veniva da sorridere, un po’ mi sono annoiato, “colpa” in ogni caso dei relatori (chi ha sbavato – molto – sui tempi e sui contenuti, chi l’ha presa sottogamba). Si, vengono a gratis e tutto (GRAZIE!), ma il senso del loro servizio è entusiasmare al calcio di inizio, lanciare 3 giorni interi di Festival! Peccato. Sarà che le precedenti edizioni gli organizzatori del Festival ci hanno abituato fin troppo bene?
La plenaria finale per me si riassume in: ” ‘sticazzi “. Sono entrato senza sapere chi fosse Alberto Cairo e sono uscito conoscendo un gigante di umanità, fragilità, insicurezza e una semplicità che sposta le montagne. Da vedere e rivedere, giusto per ricordare cosa può fare un essere umano quando vive la sua missione pienamente. Kumi Naidoo grande, anche se me lo sono “portato a casa” meno: uomo tutto di un pezzo, senza macchia nè paura, un esempio di disobbedienza civile a cui ispirarsi. Praticamente l’opposto di Alberto Cairo, ma il “medico che restituisce braccia, gambe e dignità” mi ha aperto una breccia nel petto, come non avveniva da un bel po’.
Il Fundraising Award, detto IFA, detto Italian Fundraising Award è stato piacevole, però senza l’effetto “roulette” degli altri anni. La suspance e le votazioni erano diventate parte viva della premiazione. Comunque sia bellissimi vincitori con bellissime storie.
Voto plenaria iniziale: 6-
Voto plenaria finale: 10
Voto Fundraising Award: 8
Volontari e staff
Impareggiabili. Davvero non perdono un colpo. Il #ffr16 gli deve molto, praticamente tutto. Sorrisi, velocità, competenza. Mitici!
Voto complessivo: 10
Angoli sponsor
Forse un po’ meno numerosi del solito, ma più centrati su quel che può interessare a chi si occupa di fundraising. Si è vista anche qualche faccia nuova. Mi pare anche che gli sia andata meglio di altri anni in termini di affluenza agli stand. L’unico che ho odiato per 1 minuto è quello che durante il coffee break è venuto a fare volantinaggio al bar, modello mercato paesano del venerdì. Vabbè. Grazie in ogni caso di sostenere il Festival!
Voto complessivo: 7 e 1/2
Mangia, bevi, dormi
Mangiare: così così. Ma mi son sentito sollevato di fronte all’evidenza che non sono l’unico ad aver trovato singolari 3 giorni consecutivi di rape rosse e cipolle in agrodolce. Vino rosso buono, vino bianco meno meno. Le camere da letto del Parchi del Garda a me piacciono tanto, niente da dire.
Voto complessivo: 7+
Svago, svacco, omaggi
Ho partecipato allo Speed Dating: ecco, questa è un’idea da 9 realizzata da 8. Mi stavo divertendo tantissimo ma mi son trovato fuori dai tavoli molto presto e la cosa mi è dispiaciuta. Cambiate le regole per l’anno prossimo! 😀 Ho criticato la scelta di mettere gli sponsor insediati su un angolo, a mo’ di mastino di guardia, personalmente l’ho trovato sgradevole, ma ne capisco bene la logica e l’opportunità, per cui niente di male a conti fatti.
Grande rammarico per la serata country, imperdibile momento di sanissimo svacco totale: gruppo bravissimo, ma discoteca finale improvvisata! E purtroppo mica tanto ben riuscita… molto meglio altre edizioni. Ci siamo però arrangiati fin notte fonda con una chitarra e… indovina tu cosa (no, non spinelli!).
Distribuita in omaggio finale la terza edizione del libretto rosso “Fundraiser per passione”: le nostre storie di fundraiser messe nere su bianco. Quest’anno ho scritto un capitoletto anch’io. Comunque sia, un elemento di senso e valore in un Festival del Fundraising che per partecipazione diventa sempre più variegato e composito.
Voto complessivo: 8
Networking (incontrare gente)
Qui dipende dal partecipante, le occasioni sono continue… di persone interessanti ce ne sono tantissime, indipendentemente dalla tua situazione occupazionale, settore in cui operi, idee che ti frullano per la testa, obiettivi di vario genere. Chi cerca, trova.
Voto complessivo: 9
In conclusione: il Festival del Fundraising vale quel che costa?
La mia risposta è un “si” tondo, fosse anche solo per questo fatto: il Festival è la migliore occasione per ri-generare il tuo spirito dopo mesi e mesi di grande impegno, tanto esaltante quanto energivoro (= ti mangia le energie).
In complesso, considera che:
- nessun altro evento sulla raccolta fondi in Italia ti offre tutto quanto sopra in soli 3 giorni
- costa quel che costa, ma è un prezzo comunque contenuto per un evento di questa durata e spessore
- se vai cercando ispirazione ed esempio, li puoi trovare ad ogni angolo: quest’anno c’erano 800 potenziali ispiratori con cui confrontarsi dal vivo!
Grazie a tutti gli organizzatori, sponsor, partecipanti. Ci vediamo l’anno prossimo, il 17-18-19 maggio 2017!