Nelle piccole e medie associazioni con cui a vario titolo (come volontario o come consulente) collaboro, sento sempre di più il peso dei processi decisionali. Il punto che ti propongo di approfondire in questo post è semplice e critico: ma perché per i consigli direttivi dev’essere così dannatamente difficile fare il proprio compito?
Un consiglio direttivo dovrebbe fare poche cose: discutere le questioni davvero prioritarie; muovere le chiappe (scusa il termine) nelle occasioni di rappresentanza; fidarsi e delegare a chi ha competenze, dipendente, consulente o volontario che sia. Dovrebbe funzionare in un modo e invece funziona in un altro: in molte riunioni di direttivo (teoricamente luogo di indirizzo generale) si finisce a dibattere per ore sulla quota di un laboratorio e intanto si lasciano pendenti per mesi le valutazioni sul bilancio generale, che dovrebbe essere una delle ansie di ogni consiglio direttivo. Come dice il saggio: ti indicavo la luna e tu guardavi il dito!
Ora (a rischio di eccedere e di essere impopolare), io credo che il fattore che più di ogni altro produce lentezza, spreco (si, spreco) di tempo, di energie, farraginosità sia
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