Lettera sul fundraising a una piccola onp poco prima di partire

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Cara piccola organizzazione non profit,

sto per partire per le vacanze. Sono 10 giorni in un anno e vedrò di godermeli. L’anno scorso ho partecipato a un’esperienza bellissima, un viaggio di turismo responsabile in India. Questa volta invece un po’ di surf a Lanzarote, che non costa molto e sembra bellissima!

Prima di partire ho fatto in tempo a leggere il post di Simona Biancu nel blog di uidu.org e da lì l’impellenza di scriverti poche righe di raccomandazione e di saluto. Ci separiamo per poco tempo, ma sento che lasciarci senza dirti quel che ho in testa sarebbe un grave errore. 

A costo di essere tignoso, ti lascio un po’ di compiti per casa: leggi qui o, se l’hai già letto, ripeti, che fa sempre bene!

Negli ultimi mesi ci siamo sentiti tante volte, mi hai raccontato i tuoi progetti, i tuoi obiettivi, le tue incertezze, le tue idee. Spero di essere stato almeno un buon ascoltatore per te, spero altrettanto di averti dato magari non soluzioni ma almeno buoni consigli. Di sicuro tu mi hai lasciato qualcosa.

Ma voglio chiarire una cosa, sperando di motivarti anziché scoraggiarti: per le piccole organizzazioni non profit che vogliono fare fundraising oggi la sfida è grande. Il contesto sta cambiando e  per farcela dovrai guardare bene dentro di te. Andando al sodo, volevo dirti che:

  • se non hai un buon gruppo di lavoro, riuscirai a mandare a segno solo qualche buon colpo. Grazie a questi colpi metterai toppe sui buchi di bilancio, realizzerai un paio di eventi. Ma fondamentalmente non creerai mai una sostenibilità di lungo periodo. Per realizzare campagne e creare continuità servono persone motivate e dedicate che siano evangelisti della tua causa. Volontari o dipendenti, un po’ e un po’. In ogni caso è una condizione che viene ben prima del fundraising.
  • i finanziamenti pubblici fondamentalmente non esistono più. Resteranno premiati e facilitati quegli enti che concretamente producono risultati apprezzabili secondo i criteri delle istituzioni che promuovono i programmi. E quegli enti sono realtà che già collaborano col pubblico da anni, o che hanno gli agganci giusti, oppure tutti e due. Quindi, ad esempio, smettila di perdere tempo a cercare un appuntamento col direttore generale dell’Ulss. C’è ben altro lavoro che ti aspetta.
  • le fondazioni e gli enti di erogazione stringono i cordoni della borsa, si concentrano su progetti già sostenuti con continuità in passato o preferiscono realizzare iniziative proprie. Tutto questo, riducendo e tagliando o comunque rivedendo gli impegni di spesa. Se non ci hai mai lavorato, di nuovo non perdere tempo. Tieni d’occhio la situazione, valuta le opportunità, ma tieni a mente questo: il tempo delle erogazioni a pioggia è finito. Da un pezzo. E i 5000€ che potevi raccogliere senza grossi sforzi, te li devi scordare.
  • le imprese stanno male. Ma le imprese stanno anche bene. Il punto però è che se tu non hai già relazioni con loro, allora non combinerai niente. Lascia perdere il telemarketing casereccio e discontinuo, non vale il tempo e la pazienza dei tuoi volontari. Pensa a portagli valore e a mappare le tue relazioni e forse avrai qualche chance in più. Saranno i tuoi biglietti natalizi per clienti e fornitori, sarà un ritorno di immagine, sarà la sua generosità, sarà un loro dipendente e tuo sostenitore la chiave per arrivare alla scrivania dell’imprenditore? Sicuramente non sarà il caso o il fatto che esisti.
  • concentrati sui donatori privati. Se mi chiedi “Da dove parto?“, ti dico: dalle persone fisiche. E’ lì che puoi raccogliere donazioni su livelli diversi e costruire una relazione di lunga durata più facilmente. Occhio a una cosa: tu che sei piccola, avrai sempre più successo chiedendo a chi già ti sostiene che non cercando nuovi donatori. C’è crisi, c’è crisi: ma c’è tanta generosità, ci sono redditi ben sopra i minimi, ci sono grandi patrimoni. Un consiglio: anziché pensare a quanto uno guadagna, proviamo a pensare a quanto può aver risparmiato. E qui si apre anche il grande tema dei lasciti e testamenti. Anche tu potresti essere ricordato nelle ultime volontà di chi ti è vicino e, no, tranquilla: proporlo non è una cosa sporca.
  • valgono di più i tuoi progetti oppure il tuo nome e il tuo logo? La tua storia è importante, la tua identità lo è. Ma quel che legittima la tua esistenza è quel che di buono fai nel tuo territorio, non la tua “voglia di esserci”. Se sei appena nata, misurati coi bisogni reali della tua comunità; se ci sei da un po’, invece individua con chi collaborare e poi, miseriaccia, fallo. In territori ristretti mettersi a fare politica e “branding de noartri” è uno spreco totale. L’obiettivo da avere a cuore é essere più utile di quando lo eri prima. Di questi tempi collaborare può significare vincere, fare da soli perdere. E chi vince e chi perde è la tua comunità.
  • provocazione: se non hai abbastanza soldi per realizzare un progetto, perché non metti quel che hai sul piatto di qualcun altro? E’ un po’ quel che dicevamo appena sopra. Considera bene: 5 associazioni paesane che lavorano in Kenya, addirittura negli stessi distretti, da sole realizzano 5 cose molto piccole. Assieme possono realizzarne una di grande, risparmiare e raccogliere più donazioni di quanto non farebbero mai ognuno per sè.
  • nel fundraising comunicare è come respirare. Se ti dimentichi di farlo come minimo stai male. Se lo fai per troppo tempo, muori. Tu che fine vuoi fare? 😉
  • se sei piccolo vuol dire che non hai e forse non avrai grandi patron e agganci particolari. L’alternativa é: restare come sei oppure metterci la faccia. Tutti i giorni. Ci metti la faccia del tuoi consiglieri, dei tuo volontari, dei tuoi dipendenti, dei tuoi amici, dei tuoi sostenitori. Metterci la faccia non è semplice, ma si può imparare a farlo. Metterci la faccia è potente perché fa emergere relazioni nuove e consolida quelle storiche. E qualsiasi messaggio vorrai lanciare per fare fundraising, fidati: una lettera scritta a mano e firmata da un amico funzionerà sempre meglio di ogni altra cosa.

Ecco, volevo scriverti poche righe, e invece mi sono dilungato molto. E avrei ancora tante cose da dirti, ma per oggi mi fermo qui. E sai perché, perché io a te ci tengo, e ci tengo tanto. Davvero. Sono cresciuto assieme a te e ogni giorno vengo investito dalla meraviglia di cosa puoi fare. Ma oggi tutto sta cambiando a una velocità sorprendente: e quando tutto cambia e quel che facevamo non funziona più bene, dobbiamo saper cambiare anche noi.

Parto per Lanzarote con, oltre all’ukulele, un quaderno per gli appunti in valigia: anche tra le onde, i vulcani e l’aloe mi sarà difficile non pensare a te e al fundraising! 😉

Ci rivediamo il 25 luglio, un saluto!

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11 commenti su “Lettera sul fundraising a una piccola onp poco prima di partire”

  1. Ciao Riccardo,

    sono in partenza anch'io e, non ci crederai (non ci credo neanche io a dire il vero) ma questo post mi ha già fatto tornare la voglia di rimettermi a lavorare.

    Grazie per tutti i buoni consigli e le dritte che diffondi da questo blog. Buone vacanze, ciao!

    Michela

  2. Ci rivediamo il 25 luglio Riccardo. Ci sarà un gran vuoto fino a quel giorno, lasciatelo dire. Sul post, devo dire che lo stesso discorso, almeno in relazione alle criticità legate al momento, può essere esteso con tutta tranquillità alle grandi. Grazie per aver condiviso i tuoi pensieri. Portaci un po' di sabbia nera dalla splendida Lanzarote! 😉

    • Ciao Elena! Guardando qui e lì mi pare che il vuoto non si sia poi fatto notare tanto, e ci sarebbe mancato altro! 😉 Così dici che per le grandi è, su tempi diversi, lo stesso? Grazie di questa preziosa osservazione e a presto! PS: niente sabbia da Lanzarote… solo ghiaia vulcanica!

  3. Bella lettera, Riccardo!

    Ecco, smetterla di cercare a tutti i costi un appuntamento con il direttore dell'ASL è un suggerimento che – detto proprio negli stessi termini – condividerò con le onp con cui lavoro. Rende l'idea dell'ordine di priorità nell'affrontare il tema della comunicazione e del Fund Raising e fa riflettere su quanto sia necessario mutarlo per non colare a picco.

    Buona vacanza e a presto!

    Simona

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