Pagellina del Festival del Fundraising 2018, tra “più” e “meno”

Pagellina del Festival del Fundraising 2018, tra “più” e “meno”

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Sai già che sono un fan del Festival del Fundraising: lo sostengo pure in varie maniere (per il secondo anno con una borsa di studio, da 4 anni come relatore, da quest’anno come ambassador che ne supporta la comunicazione). Ma perché lo sostegno e lo promuovo?

Perché Il Festival è tutta la possibile energia del fundraising che si concentra in un unico punto e lì resta a girare e rigirare per 3 giornate. Ricaricare le batterie è un bisogno reale di chi fa questo bellissimo mestiere, e al Festival le ricarichi anche stando fermo a guardare i tuoi colleghi lì riuniti da ogni parte di Italia, da ogni tipo di organizzazione, da qualsiasi settore, di qualsiasi livello di esperienza.

Dedico qui qualche riga a raccontarti:

  • cosa mi è piaciuto tanto del Festival del Fundraising 2018
  • cosa NON mi è piaciuto o mi è piaciuto di meno
  • la lezione professionale che mi sono portato a casa

Allora, via!


COSA MI E’ PIACIUTO DI PIU’ DEL FESTIVAL DEL FUNDRAISING 2018?

1# Il livello di rombo

C’era più gente di sempre, e al contempo più ordine e “spensieratezza” di sempre. E’ stata una lunga sensazione: eravamo più di 850, ma diversamente di altri anni, c’era tanta energia ma poco casino, poco affanno. Altri anni il “livello di rombo” e di cagnara è stato decisamente maggiore… e ho proprio gradito che quest’anno si sia abbassato! Merito del FAVOLOSO staff di volontari e organizzatori (prevalentemente: LE organizzatrici!) che da… 365 giorni prima dell’inizio hanno continuato a invitare, stimolare, introdurre, avvicinare, seguire, facilitare tutti i futuri partecipanti! Insomma, una grande e oliata macchina organizzativa come quella del Festival poi ti produce un evento energizzante ma senza finire nelle meeeenchiate ammmmmerika style da invasati!

2# Il Forum delle Piccole Organizzazioni Non Profit

Siamo arrivati alla 4’ edizione e anche quest’anno l’ho coordinato io… quindi non dovrei dire nulla (e infatti, a parlare saranno i questionari di gradimento). Però, orca l’oca: mi è proprio piaciuto! Abbiamo rinnovato la formula, prendendo la sfida di parlare di budget e di pianificazione. Tanti, proprio tanti partecipanti hanno accolto la proposta e così in un buon centinaio ci siamo confrontati.

E qui, ricordo: io non ho fatto praticamente nulla, a parte un po’ di circo… ma le STRAORDINARIE Alessandra La Palombara, Elena Quagliardi, Ana Maria Fella e Francesca Bellini hanno fatto un lavoro per me (lo dico con la massima genuinità e spontaneità) eccellente. Abbiamo lavorato bene prima del Festival, poi loro e solo loro hanno saputo tradurre in 4 sessioni da 45 minuti tutta la loro competenza ed esperienza in un format veloce, di sostanza e strapieno di contenuti applicabili alle situazioni delle piccole organizzazioni. Questa loro capacità di fare sintesi mi ha davvero galvanizzato, ero certo che avrebbero fatto uno splendido lavoro, ma la resa finale è stata top top top. GRANDISSIME!

Un grazie allo staff del Festival per dare credito, spazio e strumenti al Forum delle Piccole Organizzazioni, perché le piccole meritano un palcoscenico tutto per loro! 😉

3# La plenaria iniziale

Bellissima, davvero ottima. Non sto a raccontarla, dico solo che mi è piaciuta davvero tanto. Karen Osborne poi è stata un colpo di fulmine! Letta tante volte, vista mai, quindi è stato un quadruplo piacere. Comunque sia: Simone Joyaux, Lisa Orombelli, Rita Girotti, Daniela Fatarella, Karen Osborne hanno immesso nel Festival tanta grazia, tanta coerenza, tanta passione, tanta concretezza. La scelta “solo donne” è stata davvero una trovata molto ma molto ma molto intelligente e, credo, anche lungimirante.

4# Montare il calcetto balilla di Assif

Altro che il fascino dei Lego! 🙂 Con Assif stiamo facendo tante belle cose e considero un privilegio farne parte come consigliere, perché l’osservatorio a cui posso accedere offre un panorama ancora più ampio e profondo del normale… montare il calcetto balilla che poi tanti colleghi hanno usato per divertimento e per solidarietà (ricordo: l’abbiamo poi regalato alla Cooperativa Il Samaritano di Verona, che accoglie i senza dimora della città) è un bel ricordo pieno di sorrisi e ilarità che mi ha fatto iniziare il Festival con il piede giusto.

5# Italian Fundraising Award 2018

Di nuovo: sarà che l’abbiamo fatto con la bella squadra di Assif, sarà che sono stato particolarmente coinvolto per via di un sponsor coinvolto… ma mi la serata di IFA 2018 mi è proprio piaciuta. E poi, il donatore vincitore è di quelli che piacciono a me: la testimonianza del signor Ugo Mosca ci riporta alla realtà: il fundraising, visto con gli occhi del donatore, è un fatto semplice, donare come gesto pieno di bellezza, fiducia e serenità. E basta, è tutto lì. E a noi fundraiser fa bene ripetercelo nella testa di quando in quando! Visto che mi sono sperticato di lodi durante il Festival, non mi spertico più per la grande Alessandra Delli Poggi di AIRC: fantastica, umanamente e professionalmente.


COSA NON MI E’ PIACIUTO, O MI E’ PIACIUTO DI MENO DEL FESTIVAL DEL FUNDRAISING 2018?

Sarà che mi aggiorno troppo? Che parlo di fundraising tutto il giorno? Che ce l’ho sempre per le mani? Sarà quel che sarà, ma nonostante quanta roba ci fosse da ascoltare al Festival, ciò che mi ha colpito e stimolato è stato… tutto ciò che non era strettamente fundraising!

Non è un problema del Festival, è una realtà di fatto: per quante ne vengano fuori di nuove, per quanti relatori inviti da qui o da fuori, la sensazione è che abbiamo esaurito gli argomenti. Da un certo punto di vista, sentir parlare uno studente in formazione alle prime armi o un esperto assoluto ed eccellenza come Tom Ahern, è un po’ la stessa cosa. Perché? Perchè i capisaldi del fundraising son sempre quelli e anche se utilizzi strumenti diversi, alla fine sempre lì devi tornare per essere efficace. Non è una questione di abilità dei relatori che, per quel che ho sentito io, erano tutti ottimi oratori e estremamente preparati, ognuno per la sua parte. Il “problema” è il taglio dei contenuti, nel senso che, dopo un po’ che giri nell’ambiente a livello professionale, senti il bisogno impellente di almeno una di queste dimensioni:

  • quella dei dati (di performance e di budget)
  • quella delle case history SOLO SE supportate da dati
  • quella in cui io ti spiego per filo e per segno come faccio in pratica quel che ti presento

Ecco, in questo senso allora ribadisco un 10 a Gianluca Sordiglioni che ha tirato fuori tutto ma proprio tutto sulle campagne di riattivazione della Fondazione Grigioni per il Parkinson.

Sul taglio buona anche la sessione di Kevin Bruggink e Alessandro Orrù su donatori regolari via Facebook e Instagram… se hai qualche milione di euro da investirci! 😀

Poi, le altre cose davvero molto molto interessanti ed emozionanti per me sono state: le sessioni sulla Riforma del Terzo Settore coordinate da Carlo Mazzini (e qui il fundraising era metà della mela) e la “chiacchierata” con Lisa Orombelli, Daniela Fatarella e Rita Girotti con le quali si è parlato di leaderhsip, relazioni, team building e management del gruppo di lavoro, non di fundraising di per sé.

Una “nota di scontentezza” reale solo per la plenaria finale: Andrew Zolli è strasimaptico e coinvolgente… ma la resilienza a un certo punto ce la siamo proprio persa per strada! Insomma, tanta carica, poco filo conduttore. Amen!


QUAL E’ LA LEZIONE CHE MI SONO PORTATO A CASA?

Da un Festival pieno di tutto in termini di offerte e proposte, in cosa ho trovato il massimo del valore?

Nella possibilità di incontrare un’infinità di colleghi e di starci assieme. Tra amici in senso stretto, conoscenti che è bello rivedere, colleghi e clienti, nuove conoscenze, torna e ritorna fuori con tutta la sua forza quanto è importante stare assieme tra chi opera in questo incasinatissimo e incantevole settore.

Magari tu stai pensando: “Eh beh, ma spendere xyz euro per stare tra colleghi, ma te sei scemo!”. Forse sono un po’ grullo, ma so anche che in termini di sviluppo del mio percorso professionale, stare tra colleghi durante il Festival del Fundraising mi ha sempre portato bene, anno dopo anno e giorno dopo giorno. Perchè dopo il Festival ci si segue di più, si è più aperti a scambiare informazioni, Perché ce ne son tanti e perché siamo tutti lì per stare in compagnia. Quindi nulla vieta di agganciare semi-sconosciuti ed estranei totali e semplicemente intavolare discussioni e dialoghi, tra il serio e il faceto, e andare dove la corrente ti porta.

Il Festival facilità tantissimo questo processo: l’incontro, lo scambio, il sentirsi parte di una comunità . E guarda che, nel tuo percorso di sviluppo professionale, questo vale davvero più di tutto il resto.

Quindi: Festival promosso anche quest’anno e di nuovo a pieni voti, con la nota a margine della sana critica “di sistema” (perché, ripeto: non riguarda nello specifico il Festival!) su quel che ci raccontiamo quando proponiamo sessioni formative.

Magari, su soluzioni e approcci alternativi questo ci si lavora assieme agli organizzatori, in vista del Festival del Fundraising 2019 😉

Un caro saluto

e avanti tutta!

– Riccardo –

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2 commenti su “Pagellina del Festival del Fundraising 2018, tra “più” e “meno””

  1. Riccardo, credo che l’attenzione vada prevalentemente rivolta verso ciò che non è andato perché quello che funziona lo vedono tutti ed è troppo facile raccontarlo. Quindi, concordo con te che i temi siano quelli, in fin dei conti non si parla di tecnologia, che può trasformarsi continuamente, bensì di aspetti legati alla psicologia e sociologia, più lenti nelle loro modificazioni e quindi meno avvertibili a medio termine. Io sono stato per la prima volta al festival, come volontario, mi sono documentato prima un po’ rispetto agli argomenti possibili, ho un’esperienza di qualche anno da autodidatta, sto facendo arginare e corsi, leggo libri e mi accorgo che l’intorno è quello, però leggere, ascoltare e riascoltare mi aiuta a fissare i concetti ed a crescere in consapevolezza rispetto alle mie possibilità: in questo credo che il festival sia fondamentale, per accrescere la consapevolezza di ciò che si fa ogni giorno, nel momento in cui ci di confronta, coi volontari, coi fundraiser ed ascoltando i relatori. E poi, si conoscono un sacco di persone tutte insieme che hanno degli ideali comuni, non solo obbiettivi ma ideali, e già questa non è una cosa che non si riscontra in molti ambiti sociali e professionali.
    Quante cose mi ha dato il festival devo ancora scoprirlo e questo è meglio per te, perché per ora chiudo qui. Alla prossima, ciao!

    • Ciao Mauro, quanto tu dici:
      “accrescere la consapevolezza di ciò che si fa ogni giorno, nel momento in cui ci di confronta, coi volontari, coi fundraiser ed ascoltando i relatori”, è una figata leggerlo ed è assolutamente vero, e concreto negli sviluppi professionali che tutto ciò produce di buono e positivo!
      Grazie mille, aspetto volentieri di leggerti ancora! 😉

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